Complicazioni in gravidanza

Mortalità perinatale

Mortalità perinatale

Proviamo per un attimo a mettere tra parentesi le profonde implicazioni emotive di eventi del genere... Per definizione, la mortalità perinatale è riferita al numero di bambini nati morti o che non riescono a superare la prima settimana di vita ogni 1.000 nati vivi. Un altro nome di questo tipo di evento è morte perinatale.

La possibilità di stimare con precisione l’incidenza della mortalità perinatale dipende dall’affidabilità e completezza dei dati forniti dai sanitari. Soltanto a partire da dati di qualità la ricerca può tentare di raggiungere il fondamentale obiettivo di ridurre i casi in questione.

Il tasso di mortalità perinatale è un buon indicatore di come un paese si sta occupando della propria popolazione materna e infantile. Finanziamenti e programmi volti a migliorare la salute di madri e neonati richiedono sforzi che non risultano mai sprecati. Per i genitori colpiti da un evento del genere può essere di consolazione, seppur molto parziale, sapere che grazie alle informazioni derivanti anche dal loro caso sarà possibile ridurre i rischi di mortalità perinatale a carico delle future generazioni.

Cause della mortalità perinatale

La percentuale maggiore di casi di mortalità perinatale è rappresentata dalle morti fetali. Le complicazioni legate alle nascite premature contribuiscono, invece, per quasi il 30% al totale dei decessi neonatali. Tra le complicanze più pericolose legate alla nascita prematura spiccano difetti congeniti e sindrome da distress respiratorio.

La morte del bambino può verificarsi quando si trova ancora all’interno dell’utero e prima che il travaglio abbia inizio. Tuttavia, può avvenire anche durante il travaglio oppure subito dopo la nascita. Talvolta non è possibile stabilire con precisione il momento della morte del bambino.

Morte fetale: di cosa si tratta?

La morte fetale si verifica quando un bambino muore mentre si trova ancora all’interno dell’utero. Una volta raggiunta la 28a settimana di gestazione, il termine corretto non è più aborto spontaneo, bensì morte fetale.

Quando un bambino muore dopo aver superato la 28a settimana di gestazione, è obbligatorio procedere alla registrazione della sua morte e alla sua sepoltura o cremazione. Tuttavia, i genitori hanno diritto a chiedere la sepoltura del bambino anche in caso di morte prima della 28a settimana di gestazione.

Fattori predisponenti alla mortalità perinatale

Madri obese o in sovrappeso (avere un indice di massa corporea superiore a 25 aumenta il rischio)

Madri con oltre 35 anni di età

Madri con gravidanze precedenti conclusesi con mortalità fetale

Bambini di dimensioni ridotte in rapporto all’età gestazionale

Madri che consumano quantità eccessive di caffeina

Gravidanze multiple

Cure ostetriche non ottimali o inesistenti

Status socio-economico basso

Appartenenza a minoranze etniche sfavorite

Fumo in gravidanza

Abuso di sostanze stupefacenti

Violenza domestica, in particolare violenza fisica

Eccessivo consumo di alcol

Gravidanze ad alto rischio oppure complicazioni della gravidanza, per esempio preeclampsia, diabete gestazionale, placenta previa e distacco della placenta

Cause della mortalità perinatale

Anomalie genetiche o cromosomiche

Anomalie strutturali del cuore o di altri organi vitali del bambino

Sofferenza fetale o asfissia neonatale (interruzione dell’apporto di sangue e ossigeno al bambino) durante il travaglio

Parto prematuro o rottura prematura delle membrane

Infezioni a carico della madre o del feto

Colestasi (complicazione a carico del fegato)

Incompatibilità Rh

Emorragia ante-partum

Ritardo di crescita intrauterino

Problemi a carico della placenta con conseguente limitazione dell’apporto di ossigeno e/o sostanze nutritive al bambino

Problemi a carico della cervice, per esempio dilatazione prematura

Intossicazione da mercurio (nella maggior parte dei casi a seguito dell’ingestione di pesce contenente livelli eccessivi di tale elemento)

Traumi a carico della madre, per esempio un incidente d’auto (Nota bene: le cinture di sicurezza sono considerate sicure anche per le donne incinte e per il feto)

Cause ignote

Che cosa posso fare per evitarla?

Sottoporsi a cure prenatali regolari e di buona qualità è di certo il primo passo per avere una gravidanza serena e partorire un bambino sano. In ogni caso, tutto questo non fornisce alcuna garanzia.

Curare la propria salute ed evitare comportamenti a rischio come fumare, bere alcolici o assumere sostanze stupefacenti sono scelte che aumentano le probabilità di avere una gravidanza sana e di partorire un bambino vivo, sano e a termine.

Se la propria gravidanza è ad alto rischio o se in proprie gravidanze precedenti si sono già verificati casi di aborto spontaneo o morte fetale, occorre sottoporsi a cure ostetriche speciali. I reparti maternità di numerosi grandi ospedali vantano team di professionisti specializzati nelle gravidanze con complicazioni.

Come faccio a sapere se il bambino non sta bene?

Un cambiamento o una diminuzione dei movimenti fetali, così come la loro totale mancanza, sono tra i primi segni di un possibile problema. Perdite vaginali, dolore addominale, il presentimento di un’imminente tragedia o anche soltanto la vaga sensazione che ci sia qualcosa che non va nel bambino sono tutte possibili avvisaglie di un problema in atto.

La diagnosi di morte del feto si ha quando un’ecografia conferma l’assenza di battito cardiaco fetale. A conferma della propria diagnosi, l’ecografista può ricorrere al parere di un collega.

Che cosa succede dopo?

La tragica perdita di un bambino comporta numerosi cambiamenti fisici ed emotivi. Dopo la morte del bambino in utero, spesso il travaglio si avvia spontaneamente. L’utero inizia a contrarsi e/o le membrane si rompono. Alcune donne chiedono che il travaglio venga avviato artificialmente non appena apprendono della morte del bambino. Desiderano, infatti, che la gravidanza si concluda il prima possibile e possono, quindi, chiedere di essere sottoposte a taglio cesareo.

Sebbene comprensibile, questa scelta non è ideale dal punto di vista medico. Un taglio cesareo comporta una maggiore probabilità di complicazioni durante e dopo l’operazione, nonché un periodo di recupero molto più lungo. Le conseguenze possono estendersi fino ai travagli e ai parti successivi e aumentare i rischi di complicazioni anche in futuro.

Altre madri, invece, preferiscono vivere fino in fondo la propria gravidanza, usando questi giorni per piangere il bambino finché fa ancora fisicamente parte di loro stesse. Per questo motivo rifiutano l’induzione del travaglio e scelgono di trascorrere alcuni giorni da sole o con la famiglia. Ogni donna è diversa e non esiste un modo più giusto di altri per reagire alla devastante notizia della morte del proprio bambino.

Tuttavia, se dopo circa una settimana dalla morte del bambino il parto non si è ancora verificato, possono sorgere ulteriori problemi. C’è, infatti, il rischio che la madre possa sviluppare un disturbo della coagulazione del sangue che potrebbe comprometterne la salute. Per questo motivo, se entro una settimana il travaglio non si avvia spontaneamente, si raccomanda di procedere all’induzione.

Contare i calci fetali è utile?

Al momento non c’è accordo tra gli studiosi sull’utilità di tenere un registro (il cosiddetto “kick chart”) dei movimenti del bambino nel grembo materno. Secondo alcuni esperti, questo strumento finisce per generare un’ansia non necessaria e per considerare come anomali i normali picchi o cali di movimento fetale. Secondo altri si tratta di uno strumento utile e che consente alla madre di individuare possibili problemi.

Per capire quali sono gli strumenti più adatti al proprio caso, consultare un medico di fiducia.

A chi posso rivolgermi per chiedere aiuto?

Al proprio medico curante, al proprio ginecologo o alla propria ostetrica

A uno psicologo, uno psichiatra o a un referente del centro medico locale

A gruppi di sostegno per genitori e parenti che hanno perso un bambino a causa di aborto spontaneo, morte fetale o decesso neonatale.

Segnaliamo alcune associazioni che offrono sostegno ai genitori nei casi di mortalità perinatale:

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